Ho paura?
E sì ho paura. Per miei figli, per i miei cari, per le persone che amo. Per me.
Dovrei cercare di tranquillizzare, ma questa è la verità e la quotidianità di qualche giorno fa ci sembra, ora, bellissima. Approfittiamo di questa paura collettiva e trasformiamola in allerta, in attenzione, in cautele verso gli altri e noi stessi e stiamo a casa.
Stiamo a casa. Questa è l’unica medicina, oggi, che funziona contro il Corona virus.
Ci mancano otto giorni. I matematici ci dicono che siamo partiti otto giorni dopo la Cina con le misure restrittive e guardiamo, minuto per minuto, con apprensione, la curva dei nuovi casi. Ieri per la prima volta la curva si è piegata verso il basso, ma oggi si è di nuovo impennata. Prudenza, prudenza e un po' di speranza.
2000 medici si sono infettati, si sono ammalati, qualcuno lotta con il tubo, qualcuno non c'è l'ha fatta. E vanno aggiunti gli infermieri, gli operatori tecnico-assistenziale, quelli del 118 e tanti altri
Mi sono imposto di non fare polemiche. Di rinviare le analisi critiche al “dopo” morbo.
Ed infatti questo è un appello.
Senza dispositivi di protezione individuali non possiamo lavorare, non possiamo prenderci cura di chi a noi si affida.
Se come Stato, Regione e anche noi Ordine non riusciamo a reperire i DIP facciamoci sentire sui tavoli in Europa, come tante volte invocato a sproposito. Pare, ed è una speranza, che sia in fieri una gara europea che potrebbe dare risultati a breve, pur sapendo che gli otto giorni stanno per scadere anche per i nostri compagni di viaggio europei.
E intanto molti di noi non possono lavorare a contatto con i malati, se non con un rischio altissimo di contagio, loro e nostro.
Quei pochi, razionati, DIP che arriveranno dovranno primariamente essere indirizzati agli ospedali.
Ma la gente si ammala a casa. Chi li segue, chi identifica precocemente i malati che peggiorano dando loro una vera possibilità di cura efficace in ospedale e chi tenere e continuare a seguire a casa per non saturare l'ospedale vicino al punto di non resilienza? Questi sono i Medici di Medicina Generale, i Pediatri e Medici di continuità assistenziale.
Dobbiamo cambiare l’organizzazione.
Sono in arrivo le indicazioni comportamentali della ATS di Brescia.
Dovremo accettare, in determinate, particolari e condivise condizioni, di avere una relazione non de visu con i pazienti e, mentre scrivo queste parole, sento che faccio violenza, se pur, in condizioni di storica straordinarietà, ad un principio che ha regolato, scandito, la vita di tutti noi: visitare il malato.
Martelletto, fonendo per l'esame obiettivo e la penna BIC per scrivere la storia di lui o di lei (ora, ma non per tutti, sostituita dal PC) sono stati e sono gli strumenti che abbiamo usato e sempre useremo, certamente integrati con altri strumenti moderni da utilizzare al letto del malato o in ambulatorio. E non dovremo e non potremo smettere di parlare, ascoltare e toccare il paziente.
Ancora ripeto: rischiamo di diventare, se non adeguatamente protetti, noi stessi diffusori o super diffusori.
Dobbiamo abituarci a termini nuovi : triage e monitoraggio telefonico per individuare quei maledetti segni di allarme dell’andamento clinico di Covid 19 (dispnea, confusione e letargia, ipotensione e saturazione % Hb quando autorilevabili)
E razionalizzare (o forse meglio sarebbe dire razionare) l'accesso agli ambulatori, rinviando perfino alcuni controlli sui malati cronici. (What should primary care be doing to prepare for the wider spread of covid-19 and future pandemics? March 13, 2020 BMJ Opinion)
Eroi. Sono diventati eroi i medici, gli infermieri e tutti quelli che vanno a lavorare la mattina o la notte o la domenica o a Pasqua. Hanno sempre fatto così e nessuno li credeva eccezionali. È il nostro lavoro. Ma in questi giorni quando si inizia a lavorare, in corsia o in ambulatorio, non sappiamo se, oggi o domani, porteremo il virus a casa.
Ed allora, ed è un altro appello, non solo sostituiamo medici ed operatori sanitari ma integriamo il sistema, a tutti i livelli, con forze nuove.
Vi sono i decreti, già approvati, che consentono assunzioni straordinarie, compresi neolaureati, corsisti e specializzandi.
Da oggi, come aveva chiesto a livello nazionale questo Ordine, la laurea è diventata abilitante. Ci stiamo attrezzano per iscriverli tutti all’Ordine il più presto possibile.
Queste ragazze e ragazzi, sia ben chiaro, non devono essere mandati allo sbaraglio, attribuendo loro improvvisi carichi di responsabilità che non sono in grado di affrontare. Devono essere inseriti in team con medici esperti che li coordinano ed a cui fare riferimento. Allora potranno essere del tutto utili anche in situazioni di assoluta carenza, come si sta verificando in molti reparti di molti nostri ospedali, con alcuni esempi estremi in cui l’organico è stato quasi azzerato dal COVID 19. Sono esperienze che vanno costruite sul campo. Ricordandoci sempre che siamo in condizioni di vera, epocale, contingenza, e nessuno quindi ha una ricetta esperienziale già pronta.
Razionamento, resilienza, triage. Termini di guerra.
Eroi? Ebbene penso al mio amico, che conosco da sempre, che dopo pochi giorni di pensione è tornato in ospedale e la sera mi racconta la sua giornata quasi con gioia. No. Non è gioia, ma semplice e serena consapevolezza di aver fatto il proprio lavoro, il proprio dovere. Non è un eroe, è uno che fa il dottore come ha sempre fatto.
Eroi, ora, nel mezzo della burrasca, ma domani con il mare tornato calmo, questi vorrebbero solo esser gli attori di un patto alto costituzionale che si realizza in questa sigla SSN. Servizio che va rispettato (mi veniva da dire amato) garantendo quelle risorse umane e strutturali di cui è stato, sistematicamente e per anni, depauperato. Dovremo riorganizzare, riprogrammare e ripensare il nostro SSN, non nei suoi fondamenti, ma nella sua capacità di essere all’altezza della medicina del nostro tempo.
Questo è l’unico insegnamento di questi giorni bui. Non dimentichiamolo.
Il nostro SSN si basa, dicevo, su un patto alto, costituzionale…e altro non vuol dire che curare tutti… è non lasciare indietro nessuno.
“Beato il paese che non ha bisogno di eroi “
Ottavio Di Stefano