Home Page » Archivi » Notizie » Notizie dell'Ordine

Notizie - Notizie dell'Ordine

C'E' CHI NON DORME...L'ALTRA PANDEMIA
lun 01 giu, 2020

 

Riportiamo il testo integrale della Lettera al Direttore pubblicata il 31 maggio u.s. per estratto sul Giornale di Brescia, a firma del Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici.

I temi portanti sollevati dall'Ordine sono riassunti in questo articolo pubblicato su Quotidiano Sanità, http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-dir…/articolo.php…

 

Lettera al Giornale di Brescia

Gentile Direttrice
Le chiediamo disponibilità per un commento, che riteniamo dovuto, ad un dettagliato articolo comparso sul giornale: “Noi denunceremo” Cresce il comitato che chiede giustizia (mercoledì 27 maggio 2020 pag.13).

L’articolo riferiva dell’attività di un comitato di cittadini che, tramite un sito web ed una pagina facebook, ha raccolto molte testimonianze di parenti di pazienti COVID19 da proporre ad un studio legale che valuterà l’opportunità di trasformarle in denunce giudiziarie. Il responsabile del comitato sig. Luca Fusco dichiarava “…..noi non puntiamo il dito contro il singolo medico o il singolo infermiere. Secondo me sono anche loro vittime in questa storia. Presentiamo esposti in cui si raccontano storie delle persone da cui i magistrati possono partire per fare chiarezza” Ed ancora, in un altro passo, si legge che il sig. Fusco non è mosso da alcun interesse economico. Dichiarazione impegnativa, ma che gli fa onore.
Comprendere il dolore fa parte del nostro lavoro. Non ci si abitua mai alla morte ed alla sofferenza ed il risentimento, anche se immotivato nella stragrande maggioranza dei casi, è anch’esso da comprendere e considerare.

“Un aspetto drammatico della risposta epidemica è il desiderio di attribuire responsabilità. Dagli ebrei nell'Europa medievale alle macellerie dei mercati cinesi, qualcuno deve essere incolpato” (NEJM 30 aprile 2020).

L’epidemia che abbiamo vissuto (speriamo!) ha pochi precedenti nella storia, il più recente risale alla pandemia “Spagnola “del 1918. E dopo le prime superficiali valutazioni, anche da parte nostra, COVID 19 si è rivelata nei suoi aspetti catastrofici. La paura della “morte diffusa” ha dominato.
Si è trattato, insomma, di un evento eccezionale, di una malattia sconosciuta e drammatica, specie per la parte più nobile della nostra società, i nostri anziani, su cui è stata devastante. Malattia sconosciuta e senza cura che abbiamo imparato a conoscere giorno per giorno, ora per ora, e di cui ancora non comprendiamo molti aspetti.
Ci siamo trovati disarmati, impotenti e questo ci ha fatto male e “ora stiamo affrontando (su di noi tutti operatori della salute) un'ondata di danni fisici ed emotivi che equivalgono a una pandemia parallela” (NEJM 2020; May 13).
I nostri ospedali, pubblici ed accreditati, in pochi giorni sono diventati tutti ospedali COVID 19.

Il nostro grande ospedale è stato, probabilmente, l’ospedale, che nell’unità di tempo, ha ricoverato ed assistito il maggiore numero di pazienti con l’infezione al mondo, 900 pazienti COVID19 su 1200 letti. Quadruplicati i letti di terapia intensiva. Medici, infermieri, OTA, operai, tecnici nessuno si è tirato indietro. Turni massacranti, saltati i riposi, i festivi ed i bambini salutati dal video per i tanti che hanno scelto di non tornare a casa per non portare con se il virus e così in tutte le strutture di degenza della nostra provincia.

E sul territorio i medici e pediatri di famiglia, spesso a mani nude, con 20 – 30 casi. Abbiamo dovuto sostituire il fonendoscopio con il telefono, andando contro natura, ma questo veniva da indicazioni concordi della letteratura e delle agenzie internazionali, per non essere noi stessi diffusori.
Molti hanno conosciuto la malattia e contagiato i famigliari. Qualcuno ha perso la vita.

Qualcuno non è stato all’altezza, qualcuno si è nascosto, è scappato? Certamente sì. Pochi e poveretti. L’Ordine li perseguirà senza indulgenza.
Ma tutti gli altri no. Ci avete chiamato eroi e noi abbiamo risposto, parafrasando Bertold Brecht, che è “beato il paese che non ha bisogno di eroi” ma di riforme.
Si. Quanto vorremmo che, chi oggi chiede giustizia e verità, si unisse alla voce, spesso inascoltata, di questo Ordine che non ha fatto trascorrere giorno senza chiedere che si inizi, fin da subito, un processo storico, radicale di riforma del nostro Servizio Sanitario Nazionale di cui COVID19 ha messo in evidenza le gravi insufficienze.

Veniamo da anni, decenni, di depauperamento finanziario, di mancate assunzioni, di tagli di posti letto, di burocrazia soffocante, di giovani medici che si vedono sbarrata l’accesso alla formazione post laurea, di medici del territorio lasciati soli ad affrontare la medicina moderna della complessità, senza risorse umane e strutturali.

Le nostre case di riposo, i centri per disabili e marginalità che, come da tradizione consolidata negli anni di dedizione e di assistenza di qualità, grazie anche al volontariato diffuso, hanno curato i nostri vecchi e i meno fortunati, in condizioni storiche di carenza di risorse umane e strutturali.
Una provincia che, nonostante tutto, ha ancora grandi eccellenze mediche, in ospedale e fuori.
Siamo vicini, speriamo, al contenimento dell’epidemia (con tanti punti interrogativi).

Il sistema ha tenuto? No. Ha sofferto ed ha mostrato limiti grandi che richiedono interventi drastici.
E gli errori di gestione andranno analizzati severamente, ma con l’unico intento di migliorare.
Noi abbiamo tenuto botta con il nostro sacrificio. E non ho paura ad usare questa parola, anzi la rivendico con forza perché è vera.

Il nostro SSN ha però tenuto nei principi che ne fanno la più grande riforma della Repubblica. Abbiamo tentato disperatamente di non lasciare indietro nessuno e questo principio scritto sulla pietra della nostra civiltà è insostituibile.
Abbiamo, sfiniti dalla stanchezza, stremati dal dolore e dalla morte diffusa intorno, qualche volta risposto male e freddamente, ma, tante e tante altre volte, l’ultima parola di umana pietas è stata degli uomini e delle donne della sanità.
Uomini e donne che credono ancora, con ostinata fermezza, al valore del loro lavoro.

“Noi denunceremo” ha scelto la strada delle procure. E’ del tutto legittimo, ma al di là delle buone intenzioni, come sempre, solo noi pagheremo con anni di attesa e di inquietudine grande che stravolge la vita, le vite, i tempi della giustizia.

Ma noi continueremo a fare il nostro lavoro ….…. e nel contempo, come Ordine, saremo sempre pronti a difendere la dignità e il lavoro difficile, certamente imperfetto, che i medici bresciani hanno svolto nelle giornate più drammatiche dell’epidemia, e che ancora svolgono. Lo dobbiamo ai nostri colleghi, che devono poter continuare a lavorare con serenità, lo dobbiamo a tutta la comunità medica bresciana e lo dobbiamo ai cittadini.

”Le ore passano e il tuo naso fa sempre più male, la maschera ti taglia la pelle e non vedi l'ora di toglierla e finalmente respirare. Respirare. È quello che tutti desideriamo in questi giorni, medici e pazienti, infermieri e operatori sanitari. Tutti noi. Vogliamo aria”. (Silvia Castelletti, medico lombardo, NEJM 2020 April 9).

Aria pura, non mal aria.

Ottavio Di Stefano
Per il Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Brescia