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QUARTA GIORNATA DEGLI STATI VEGETATIVI
mer 29 gen, 2014

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera del Prof. Massimo Gandolfini.

Si attendono commenti che producano un serio dibattito sul tema.

Il Presidente: Dott. Ottavio Di Stefano

 

Nove febbraio 2013, quarta Giornata degli Stati Vegetativi, quarto anniversario della morte di Eluana: la “giornata della memoria” di quel triste evento che ha ferito la civiltà del nostro Paese, deve diventare stimolo perché quella morte non sia stata inutile.

S’impone la necessità di una vera svolta culturale e sociale: da occasione per affrontare temi importanti, come eutanasia, accanimento terapeutico, dichiarazioni anticipate, a stimolo per interrogarci sulle modalità virtuose e concrete per condividere, aiutare, sostenere la condizione umana di chi vive in stato vegetativo e dei loro familiari, spesso – troppo spesso – soli, abbandonati o – peggio – dimenticati.

Per il mondo medico deve essere occasione speciale per pensare e realizzare percorsi, ove coniugare la cura con il prendersi cura, lo sforzo scientifico e di ricerca con la valenza umanitaria dell’ assumersi responsabilità per le condizioni delle persone disabili.
Sarebbe, però, insufficiente ed angusto costringere il tema delle persone in S.V. nel solo recinto medico: sono presenti grandi necessità umane e sociali che richiedono competenze ed azioni proprie di discipline diverse e fra loro complementari.

 

Dobbiamo trovare modo di dare voce a chi non ha più voce, ma non per questo ha perso diritto di cittadinanza in una società che vuole essere davvero “civile”.
Non possiamo rimanere muti di fronte ad una deriva culturale ed antropologica in cui lo stato di coscienza diventa strumento di discriminazione fra persone: il venire meno di una funzione dell’umano, diventa pretesto per negare l’umano stesso.

Alla base ci sta un’antropologia, perversa ed inquinata, che – dimenticati i diritti fondamentali dell’uomo – sta cavalcando l’onda effimera dei diritti dell’individuo, fino a pretendere che il desiderio di ogni singolo venga innalzato al rango di “diritto civile”.
Chi ha voce parla, urla, strepita, esige e rivendica; chi non ha voce – in qualsiasi momento del suo processo vitale – viene “congelato” nell’azoto liquido, materiale o metaforico, dell’oblio e dell’abbandono. Così per gli embrioni, così per gli stati vegetativi, con l’aggravante di coinvolgervi anche i familiari.

Il potere politico e la società civile hanno il dovere di assumersi responsabilità concrete per sostenere pazienti e familiari, prescindendo dalle numerose testimonianze di quotidiana eroicità che dal quel mondo ci provengono. Compito di uno stato civile è trovare e destinare risorse – economiche, sanitarie, strutturali e sociali – a favore delle migliaia di famiglie italiane che accudiscono persone in S.V. e che, se numericamente sono una piccola “nicchia”, simbolicamente sono il paradigma dell’umanità solidale.
Al di là di ogni schieramento partitico, è inaccettabile che si riducano fondi per la “disabilità”, con l’alibi, tanto strumentale quanto ipocrita, che “non ci sono risorse sufficienti”.
E’ laicamente “sacrilego” toccare quei fondi, ed  è altrettanto laicamente criminosa e corrotta quella politica che non sa eseguire tagli su sé stessa, per trovare risorse che finanzino il welfare.
     
Massimo Gandolfini
Vicepresidente nazionale S&V.