“E’ questa la forza disgregatrice di un gran vento: isola l’uomo dai propri simili. Un terremoto, una frana, una valanga travolge gli sfortunati incidentalmente….senza passione, per così dire. Una burrasca furiosa li attacca come un nemico personale, cerca di afferrarne le membra, si getta nella loro mente, si sforza di porre in rotta il loro stesso coraggio.”*
Sembra che il 18 maggio del 2020 sarà la data fatidica.
COVID 19 avrà avuto il tempo di dispiegarsi e di nuovo dovremo affrontare “la forza disgregatrice di un gran vento”?
E sappiamo tutti che la barca è già malconcia ed il rischio che vada a fondo è alto.
Abbiamo ripreso un po’ della quotidianità “bellissima” che in queste settimane ci è stata negata.
E’ giusto.
L’economia ha i suoi dogmi che in quanto tali sono indiscutibili. Ma….? Ne parleremo quando davvero tutto sarò finito.
Eppure abbiamo un vantaggio. Sappiamo come prevenire il disastro.
L’attenuazione delle misure restrittive, in assenza di altri immanenti, urgenti provvedimenti può determinare questo scenario: “Troviamo che, in assenza di ulteriori interventi, anche un ritorno del 20% ai livelli di mobilità prequarantena potrebbe causare un aumento dei decessi molto maggiore di quanto si sia verificato nell’attuale ondata, in diverse regioni”. (4 May 2020 Imperial College COVID-19 Response Team).
Vi è una “condizione indispensabile…. Il blocco forzato potrebbe essere mitigato in presenza di test diffusi e tracciabilità dei contatti”.
Ne abbiamo discusso a livello di cabina di regia di ATS trovando convergenze significative fra le varie componenti.
Diagnosi su tutti i nuovi casi, stratificazione del rischio, isolamento corretto, tracciamento dei contatti.
Dovremo impiantare una struttura diffusa che consenta tutto questo in tempi brevi, ora che i casi sono relativamente pochi, e allora potremo, davvero, controllare, se non domare l’epidemia.
Ci vogliono professionisti, uomini, donne, ambienti, tecnologia.
Ma è emersa una condizione che prima o poi doveva affiorare. Era lì a pelo d’acqua.
La nostra gente è stanca. Dopo tre mesi che fronteggia la burrasca senza limiti di fatica.
Ricercheremo e troveremo soluzioni ed ancora potremo contare su di loro, ma si fa davvero fatica a chiedere ancora di più.
La nostra gente è stanca.
La barca ha l’equipaggio allo stremo delle forze e senza rinforzi come potrà affrontare, non la prossima burrasca, ma la stessa rotta per evitarla?
E questo è un altro, non urlato, appello.
Si cerchino e si trovino subito, oggi, risorse fresche, medici, infermieri, operatori di supporto, per il territorio e l’ospedale.
E vorrei che qualcuno mi rispondesse: perché non si può?
Vincoli e regole valgono quando il mare è calmo, e viaggiavamo già a ranghi ridotti, ma non quando si è di fronte alla prospettiva di un naufragio per cui, alla fine, se non avremo le forze per evitarlo, in mare rischiamo di finire tutti.
“le scialuppe se ne stanno andando, signore” *
Ottavio Di Stefano
13 maggio 2020
*Tifone, Joseph Conrad, 1902