Sulle tematiche dell’integrazione socio sanitaria, centrali per una nuova organizzazione delle cure a tutti i livelli, l’Ordine propone alcuni spunti di riflessione per i cittadini e tutti gli operatori della salute, che derivano da un sondaggio realizzato tra i medici bresciani.
L’esperienza Covid ci ha ricordato quanto forte sia l’interdipendenza fra gli aspetti ambientali e sociali e quelli più strettamente sanitari. L’organizzazione della medicina di famiglia sta subendo una grande trasformazione, con nuovi compiti delle aziende ospedaliere (ASST cui è demandata anche l’assistenza socio sanitaria), con innovazioni strutturali (le Case della comunità, ruolo centrale del Distretto) e gli ospedali devono fare fronte a persone con sempre maggiore fragilità fisica, mentale e sociale. L’integrazione quindi fra servizi sanitari e sociali e la collaborazione fra aziende sanitarie, Comuni e realtà organizzative territoriali e residenziali diventa fondamentale per offrire alle persone una risposta efficace ai problemi e ai bisogni di salute.
Su queste tematiche dell’integrazione socio sanitaria che riteniamo centrali proponiamo alcuni spunti di riflessione per i cittadini e tutti gli operatori della salute, che derivano da un sondaggio realizzato da questo Ordine tra i medici bresciani.
Al sondaggio, condotto on line dal 18 aprile al 1 maggio 2023, hanno risposto 824 colleghi (11% degli iscritti), un campione per il 52% rappresentato da donne, con età media di 54 anni. Molta alta la risposta in particolare fra i MMG (il 20%) e i pediatri di libera scelta (28%). La metà di chi ha risposto lavora a Brescia e hinterland.
Il 94% degli intervistati ha dichiarato che ritiene utile (per il 50% assolutamente indispensabile) un adeguato livello di servizi sociali per gestire i problemi clinici dei pazienti. (grafico 1)
Si tratta di una risposta solo apparentemente ovvia; in realtà contraddice di per sé gran parte della strategia organizzativa che ha portato ad una separazione fra servizi sanitari e sociali, pensando che si trattasse di due aspetti tra loro lontani. I medici, senza distinzione fra medici del territorio e medici ospedalieri, ritengono invece necessario integrare le risposte di tipo sanitario con una offerta variegata ed efficace di servizi sociali.
A fronte di questo giudizio quasi unanime solo il 41,3% utilizza in modo sistematico i servizi sociali offerti dal proprio Comune. Le maggiori criticità riscontrate nel coinvolgere e attivare i servizi sociali sono la scarsa conoscenza degli stessi, la eccessiva burocrazia necessaria per la loro attivazione e l’accessibilità ridotta in termini orari e giorni. (grafico 2)
I servizi sociali più utilizzati sono quelli che migliorano la possibilità di gestione domiciliare (i servizi di assistenza domiciliare, i pasti al domicilio e i servizi di trasporto), i centri diurni e gli alloggi protetti.
Il 50% degli intervistati chiede un ampliamento dei servizi di supporto alla assistenza al domicilio, evidenziando questa come una delle maggiori criticità nella gestione clinica dei pazienti; elevata è anche la richiesta di servizi di residenzialità diurna (22%) e domiciliarità non istituzionale (case famiglia, 30%).
Il tema delle Case di comunità è fortemente sentito dalla comunità medica e molto alta è la richiesta che queste diventino un luogo di reale integrazione socio sanitaria, fondata su percorsi di gestione clinico assistenziale condivisi (71% degli intervistati), condivisione dei dati (74%), formazione comune degli operatori sanitari e sociale e co-gestione dei casi (64%). Molto avvertita è la necessità di una maggiore sensibilizzazione dei cittadini (71%) e di una migliore digitalizzazione dei servizi (64%). (grafico 3)
Secondo i medici il Comune riveste un ruolo centrale per il 41,9% degli intervistati, e ancora il 54,5% ritiene che debba avere un ruolo propositivo per migliorare i servizi offerti sia sociali che sanitari. (grafico 4)
Questo richiama la necessità di un confronto più stretto fra i responsabili dei servizi sanitari, le realtà comunali espressione dei cittadini e i medici. Per gran parte degli intervistati la condivisione degli obiettivi fra ASST e Comuni (84%), la disponibilità di sistemi informatici condivisi (80%), la garanzia di incontri periodici (79%) e la chiara definizione delle rispettive responsabilità (75%) sono elementi indispensabili per quella integrazione fra Aziende sanitarie, territorio e realtà comunali che rappresenta la vera sfida per una nuova organizzazione delle cure a tutti i livelli.