Recentemente un gruppo storico di medici di medicina generale operanti in associazione (Ambulatorio San Luca di Villanova sul Clisi) ha richiesto l’intervento dell’assessore al Welfare di Regione Lombardia per “risolvere” l’annoso problema del malfunzionamento del Sistema Informatico regionale (SISS).
I colleghi hanno inviato il testo anche all’Ordine e ad altri soggetti istituzionali.
Il SISS è uno strumento essenziale per i medici di Medicina generale e i Pediatri di libera scelta, e dovrebbe “facilitare” il lavoro quotidiano. Dalla sua efficienza dipende anche il tempo clinico che i medici possono dedicare ai pazienti. Sosteniamo quindi con convinzione l’appello rivolto a Regione Lombardia dai nostri colleghi.
Abbiamo ben presente come le défaillance dei sistemi informatici regionali siano state e continuino ad essere fonte rilevante di frustrazione e disaffezione al lavoro nei nostri colleghi.
Questo Consiglio, partendo da questa situazione particolare, ma non marginale, ritiene opportune alcune considerazioni di più ampio respiro, di sistema.
Viviamo il tempo della comunicazione per via informatica e ci attendono evoluzioni a breve di grande impatto come l’Intelligenza artificiale e quindi il tema è di grande attualità.
Ma intanto porre rimedio alle inefficienze dell’attuale sistema informatico è imperativo.
Stupisce che, in una regione con un background tecnico-informatico e culturale di alto profilo prodotto dalle istituzioni accademiche e che già si applica in modo diffuso in molti campi dell’imprenditoria, il pubblico non riesca a rendere efficiente un sistema quale il SISS, sotto certi aspetti di modesto impatto tecnologico.
Le informazioni corrono in rete e la digitalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), come previsto anche dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dovrebbe (deve) andare ben oltre.
Digitalizzazione vuole dire: condivisione delle informazioni cliniche fra territorio, ospedale e servizi sociali, tele medicina, lavoro in team multidisciplinari e multiprofessionali. Insomma, la base per realizzare quell’integrazione vera fra i vari setting di cura che ponga al centro, ma per davvero, il paziente.
Prospettive future che molti esperti ritengono indispensabili, insieme ad altri fattori, per la sopravvivenza del SSN come l’abbiamo inteso fin dalla sua istituzione 46 anni fa. Sistema che per decenni è stato fra i migliori del mondo.
La domanda attuale, ineludibile, che viene dagli operatori sanitari tutti e, ciò che più conta, dai pazienti o meglio dai cittadini: è ancora garantito l’accesso universale alla prevenzione vera e alle cure?
In Italia, nella nostra Regione, il SSN offre ancora risposte adeguate per le grandi patologie, per le urgenze ed emergenze, se pur con grande fatica per le risorse umane spesso insufficienti, anche in questi ambiti, e per le croniche carenze organizzative.
E tutto ciò che viene prima? La diagnosi, fulcro dell’agire medico, ed è un’ovvietà, indispensabile per ogni progetto di cura, nasce molto spesso, udite udite, nello studio del Medico di medicina generale, del Pediatra. Si conferma o si smentisce con le indagini e con il supporto specialistico. Un iter che dovrebbe essere congruo nei tempi e basato sulla collaborazione (o meglio, integrazione).
I tempi invece sono diventati incompatibili con una definizione diagnostica che consenta interventi pronti che incidano sulla prognosi e che spesso possano essere risolutivi.
Ed infatti il tema “liste d’attesa” giustamente occupa grandi spazi sui media. La Regione Lombardia ha recentemente introdotto correttivi e ben venga tutto ciò che può lenire il problema. Apertura ampliata degli ambulatori specialistici e tempistica definita per la durata delle visite. Lo stesso assessore al Welfare ha dichiarato che i tempi non sono rigidi. Venti minuti per una prima vista cardiologica, comprensiva, altra ovvietà, di anamnesi, esame obiettivo, esami strumentali indispensabili e che sono parte integrante della visita e non di secondo livello (almeno un elettrocardiogramma, un ecocardiogramma), sintesi diagnostica e conclusioni.
“Difficile” rispettare questi tempi. Attendiamo le specifiche regionali, prima di emettere giudizi definitivi. Magari scopriremo che vi sarà un incremento delle figure professionali che affiancheranno il medico. Il pessimismo è d’obbligo considerando gli attuali organici.
E qui si apre un tema di fondo, che per molti aspetti prescinde dal ruolo regionale e dovrebbe avere respiro nazionale, proprio ora che si parla di autonomia differenziata.
Quali e quante risorse umane sono indispensabili per ottemperare, ammesso che tutti crediamo ancora, ai principi fondativi del nostro SSN: universalità, uguaglianza, equità??
Il sistema è definanziato da decenni. Questa è una evidenza certa.
Le cifre esorbitanti (decine di miliardi/anno) per colmare il gap accumulato rispetto agli atri paesi OCSE sono improponibili per la nostra economia, dicono gli esperti.
Ed è giusto quindi puntare su una riorganizzazione vera, sistemica. Un’operazione complessa, realistica, anche con alcune rinunce, che dovrebbe vedere in campo la politica tutta, gli Ordini, l’accademia, i corpi intermedi e i pazienti o, meglio, i cittadini.
Ma senza il coinvolgimento degli operatori che ogni giorno sono “sul campo” nessuna riforma o delibera ha futuro.
Il Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Brescia