Home Page » Archivi » Notizie » Notizie dalla Regione e da altri Enti/Associazioni/Fondazioni

Notizie - Notizie dalla Regione e da altri Enti/Associazioni/Fondazioni

SIPPS. "FACIAL MASKING FOR COVID 19 - POTENTIAL FOR "VARIOLATION" AS WE AWAIT A VACCIN"
mar 10 nov, 2020

Di seguito si pubblica quanto pervenuto dal Dott. Giuseppe Di Mauro, Presidente SIPPS (Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale)

Il 29 ottobre 2020 su New England Journal of Medicine, nella sezione “Perspective”,  viene pubblicato l’articolo “Facial Masking for Covid-19 — Potential for “Variolation” as We Await a Vaccine” a firma di Monica Gandhi e George W. Rutherford.
 
Presentazione  a cura di  Iride Dello Iacono
 
Gli Autori partono dall’ipotesi che uno dei pilastri del controllo della pandemia da SARS CoV-2 possa essere rappresentato dall’utilizzo universale delle mascherine facciali, intervento di salute pubblica che, se da un lato potrebbe prevenire i quadri più severi della malattia , dall’altro consentirebbe che una maggiore proporzione di nuove infezioni siano asintomatiche. Qualora l’ipotesi di tali Autori fosse confermata, il mascheramento facciale universale si comporterebbe come una sorta di “variolazione” che potrebbe generare immunità e rallentare la diffusione del virus, nel mentre attendiamo l’arrivo di un vaccino efficace e sicuro da poter impiegare a livello mondiale. La “variolazione”, infatti, ha rappresentato  un processo per il quale,  le persone che erano suscettibili al vaiolo, venivano inoculate con materiale prelevato dalle vescicole di un ammalato, con l’obiettivo di causare una infezione lieve e successivamente l’immunità.  La variolazione fu ovviamente praticata solo fino alla introduzione del vaccino grazie al quale, alla fine, la malattia  è stato eradicata.
 
A supporto di questa suggestiva ipotesi, circa l’utilizzo su scala mondiale del mascheramento facciale, gli Autori enunciano alcune interessanti dati:
1)   Ricerche epidemiologiche condotte in tutto il mondo, specialmente nei paesi asiatici che avevano iniziato ad abituare la popolazione ad indossare le mascherine durante la pandemia di SARS nel 2003, hanno suggerito che c’è una forte correlazione tra il mascheramento pubblico ed il controllo pandemico.
2)   Recenti dati provenienti da Boston hanno dimostrato che le infezioni da SARS COV-2 si sono ridotte, tra gli operatori sanitari, negli ospedali municipali a fine marzo. dopo l’implementazione del mascheramento universale.
3)   Recenti dati virologici, epidemiologici ed ecologici hanno condotto verso l’ipotesi che il mascheramento facciale possa anche ridurre la gravità della malattia tra le persone che vengono infettate. Questa possibilità è consistente con una teoria di lunga data sulla  patogenesi virale la quale ritiene che la gravità delle malattie sia proporzionata all’inoculo virale ricevuto.
4)   Se l’inoculo virale è importante nel determinare la severità dell’infezione da SARS Cov-2, una addizionale ragione ipotizzabile, a favore dell’indossare la maschera facciale, potrebbe essere proprio la riduzione dell’inoculo a cui colui che la indossa è esposto e il conseguente minore impatto clinico della malattia. Se le maschere possono filtrare alcune goccioline contenenti il virus, in maniera differenziata a seconda del tipo di maschera e dell’aderenza, il mascheramento potrebbe ridurre l’inoculo cui sono esposti i soggetti che lo inalano. Qualora questa teoria fosse confermata, potrebbe contribuire a spiegare l’incremento  della proporzione di infetti da SARS CoV-2  asintomatici, cui oggi si assiste. Infatti, la  tipica percentuale di infezione da SARS Cov-2 asintomatica era stimata essere del 40% dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC) a metà luglio ma le percentuali di infezioni asintomatiche sono riportate essere più alte in setting in cui il mascheramento facciale è universale, il che fornisce evidenze osservazionali per questa ipotesi.
5)   In una epidemia su una nave da crociera argentina chiua, in cui vi erano passeggeri provvisti di una mascherina chirurgica e lo staff con maschere N. 95, la percentuale di infezioni asintomatiche è stata dell’81% (quando comparata con il 20% in una precedente epidemia su nave da crociera senza mascheramento universale).
6)   In due recenti epidemie negli USA in impianti di processazione alimentare, allorquando a tutti I lavoratori venivano rilasciate le mascherine ogni giorno e veniva loro richiesto di indossarle, la proporzione delle infezioni asintomatiche, tra oltre 500 persone che venivano infettate, era del 95%, con solo il 5% in cui si sperimentava un’infezione lieve o moderata.
7)   La percentuale di casi fatali in paesi in cui la popolazione è stata invitata o obbligata ad indossare la maschera, rimane più bassa.
8)   Nelle ultime settimane sono emersi dati promettenti che suggeriscono che una forte immunità cellulo-mediata derivi da un'infezione da SARS-CoV-2 anche lieve o asintomatica, sicchè, qualsiasi strategia di sanità pubblica che possa ridurre la gravità della malattia, dovrebbe aumentare in tutta la popolazione. anche l'immunità.
 
Per verificare la consistente ipotesi sull’efficacia del mascheramento universale, gli Autori ritengono necessari ulteriori studi che confrontino il tasso di infezione asintomatica in aree con mascheramento universale ed in aree senza. Inoltre, per testare l'ipotesi di variolazione, avremmo bisogno di più studi che confrontino la forza e la durata dell'immunità dei linfociti T specifici per SARS-CoV-2 tra le persone con infezione asintomatica e quelle con infezione sintomatica, nonché una dimostrazione del rallentamento naturale della diffusione della SARS-CoV-2 in aree con un'elevata percentuale di infezioni asintomatiche.
 
Possiamo concludere che, in ultima analisi, la lotta alla pandemia comporterà certamente la riduzione sia dei tassi di trasmissione che della gravità della malattia. Tittavia, prove crescenti suggeriscono che il mascheramento facciale a livello di popolazione potrebbe giovare a entrambi i componenti della risposta.

 

Allegato: nejm 29.10.2020.pdf (370 kb) File con estensione pdf