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SIPPS Newsletter dalla letteratura. Articolo "La vaccinazione anti Covid-19 nella gravida e la protezione contro l'infezione da SARS-CoV-2 nel lattante"
lun 19 set, 2022

 

Di seguito l'articolo pervenuto dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS)

Carlsen EØ, Magnus MC, Oakley L, Fell DB, Greve-Isdahl M, Kinge JM et al.
La vaccinazione anti Covid-19 nella gravida e la protezione contro l'infezione da SARS-CoV-2 nel lattante
JAMA Intern Med. 2022;182:825–831.

Per quanto l’esatta epidemiologia delle infezioni da SARS-CoV-2 nel neonato e nel lattante non sia precisamente definita, è opinione comune che COVID-19 sia nei soggetti dei primi giorni e mesi di vita una malattia generalmente lieve, certamente clinicamente meno importante di quanto non si verifichi in altre epoche della vita, specie nell’adulto e nell’anziano, e nei soggetti con gravi patologie croniche preesistenti. Casi di neonati e lattanti con COVID-19 che hanno richiesto ricovero ospedaliero, anche in terapia intensiva, e casi, sia pure eccezionali, di morte in soggetti in tenera età sono stati, però, ripetutamente descritti, a sottolineare come nessuno sia veramente indenne da rischio e che anche i bambini molto piccoli debbano essere, se possibile, protetti dall’infezione o, almeno, dalla malattia. D’altra parte, la riduzione della circolazione del virus derivata dalla prevenzione dei casi pediatrici ha importantissimi riflessi sociali ed economici perché limita in modo rilevante il numero di casi gravi e potenzialmente mortali nella popolazione adulta.

I vaccini rappresentano, in genere, il mezzo più efficace e sicuro di prevenzione e anche quelli preparati contro SARS-CoV-2, specie quelli a mRNA, si sono rivelati capaci di contenere l’evolversi della pandemia, evitando milioni di morti e di ricoveri ospedalieri con un più che accettabile rischio di eventi avversi significativi. Purtroppo, neonati e piccoli lattanti sono per ora esclusi dal possibile utilizzo di questi vaccini in quanto le sperimentazioni e le successive registrazioni per l’utilizzo clinico di tutte le preparazioni vaccinali finora sviluppate hanno finora coinvolto solo i soggetti ≥ 6 mesi di vita. Per i più piccoli non esiste protezione da immunizzazione attiva e tutto è lasciato, oltre che alle generiche misure di protezione dalle infezioni, alla immunizzazione passiva attraverso la vaccinazione materna durante la gravidanza.

La reale efficacia di questa pratica non è stata, tuttavia, valutata in modo approfondito perché i pochi dati disponibili sono stati raccolti su casistiche relativamente contenute nelle quali non è sempre stato chiaro il rapporto tra tempi e modi della vaccinazione della gravida e la protezione indotta nel bambino. Lo studio di Carlsen e collaboratori aggiunge ulteriori dati e merita di essere segnalato per la elevata numerosità di casi seguiti e per la qualità della metodologia utilizzata. Questi autori hanno condotto uno studio che ha coinvolto tutti i nati in Norvegia da Settembre 2021 a Febbraio 2022 compresi ed hanno valutato l’incidenza di infezioni da SARS-CoV-2 nei primi 4 mesi di vita di questi bambini in funzione della vaccinazione materna contro COVID-19 nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza. Tra tutti i nati, 906 (4.1%) si sono rivelati positivi per SARS-CoV-2 durante il periodo di studio, con una frequenza di 5.8 casi per 10 000 giorni di monitoraggio. L’incidenza è stata maggiore nei figli delle donne non vaccinate rispetto a quelli nati da madre che avevano ricevuto il vaccino, sia pure con differenze in rapporto alla variante virale circolante. Durante il periodo in cui era circolata principalmente la variante Delta (fino alla fine di Dicembre 2021), l’incidenza della positività era stata di 1,2 casi per 10.000 giorni di follow-up tra i bambini figli di madri vaccinate e di 3.0 per 10.000 giorni di follow-up nel caso dei bambini nati da madri non immunizzate. Tutti i valori sono aumentati nel periodo in cui è circolata prevalentemente la variante Omicron (dopo il 1° Gennaio 2022), quando l’incidenza della positività è passata a 7,0 per 10.000 giorni di follow-up nei soggetti da madre immunizzata rispetto a 10.9 dei controlli. Inoltre, i dati raccolti indicano una massima protezione nelle donne che avevano ricevuto tre dosi di vaccino, rispetto a quelle con solo due dosi e quelle con una singola dose. Le conclusioni rispettano perfettamente quanto poteva essere atteso sulla base degli studi condotti nella popolazione non pediatrica, vale a dire l’efficacia del vaccino, l’importanza delle varianti nel condizionare la protezione e la necessità della terza dose di richiamo per ottenere una protezione consistente. Inoltre, sottolineano come nei primi mesi di vita, quando la immaturità del sistema immunitario pregiudica la risposta immune e rende illogico l’uso dei vaccini, un certo gradi di protezione del neonato e del piccolo lattante possa essere ottenuta vaccinando la gravida e sfruttando il fisiologico passaggio negli ultimi mesi di gravidanza degli anticorpi IgG prodotti da questa. Ovviamente, ciò è possibile solo se esistono vaccini efficaci e sicuri non solo per il prodotto del concepimento e della madre stessa. È quanto già si fa, ormai da alcuni anni, per i vaccini contro la pertosse e l’influenza la cui somministrazione, a partire dalla fine del secondo trimestre di gestazione fino a circa 15-21 giorni dal termine, riesce a ridurre in modo significativo il rischio di ciascuna delle malattie dei bambini dei primi mesi di vita. Diversi studi hanno dimostrato che la protezione indotta è sicuramente molto consistente almeno per le prime settimane di vita e che in diversi soggetti questa può protrarsi anche molto più in là, andando a coprire parte del periodo nel quale i vaccini possono essere somministrati al bambino.   La vaccinazione della gravida per la prevenzione delle malattie del bambino ha trovato all’inizio qualche difficoltà ad essere accettata sia dalla classe medica, sia dalle stesse gravide, per i timori che vi fossero problemi di sicurezza del feto. Dimostrato che non vi sono problemi di sorta, oggi questa pratica può considerarsi acquisita, tantopiù che, almeno per influenza e COVID-19, la vaccinazione della gravida serve anche alla gravida stessa, che potrebbe avere grossi problemi se dovesse ammalarsi di una di queste due malattie.
 
Prof. Nicola Principi - Direttore Responsabile RIPPS