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SIPPS Newsletter dalla letteratura. Articolo "La progonosi della miocardite che segue la somministrazione dei vaccini a mRNA contro il Covid-19 rispetto a quella della miocardite di origine virale"
lun 20 feb, 2023

Di seguito l'articolo pervenuto dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS)

Lai FTT, Chan EWW, Huang L, Cheung CL, Chui CSL, Li X, et al.
La progonosi della miocardite che segue la somministrazione dei vaccini a mRNA contro il Covid-19 rispetto a quella della miocardite di origine virale.  
J Am Coll Cardiol. 2022;80:2255-2265.

 
I disturbi cardiovascolari, incluso lo sviluppo di miocardite, fanno parte del quadro clinico di COVID-19, anche se la loro frequenza e gravità è, in genere, assai inferiore a quella delle problematiche respiratorie. Queste ultime restano, infatti, le cause principali di malattia grave, di ospedalizzazione, di ricovero in terapia intensiva e, purtroppo non raramente, di morte. La miocardite è, tuttavia, anche segnalata come possibile evento avverso della somministrazione dei vaccini anti COVID-19 a base di mRNA. Ciò spiega da un lato l’interesse di tutti gli operatori sanitari per lo studio delle problematiche cardiache in corso di pandemia e in relazione alle campagne vaccinali e dall’altro le perplessità a vaccinarsi sollevate da molti utenti, anche tra medici ed infermieri. Gli studi epidemiologici hanno, in realtà, abbastanza rapidamente chiarito quale fosse il peso del problema nelle due situazioni, la malattia e la vaccinazione, ed hanno chiaramente dimostrato che la frequenza di comparsa della miocardite era nettamente superiore in corso di malattia che non dopo la vaccinazione. Una recente metanalisi degli studi disponibili (Voleti N, et al. Myocarditis in SARS-CoV-2 infection vs. COVID-19 vaccination: A systematic review and meta-analysis. Front Cardiovasc Med. 2022;9:951314) ha permesso di calcolare che il rischio di sviluppo di miocardite, è più di 7 volte maggiore in corso di COVID-19 che dopo vaccinazione  [rischio dopo infezione da SARS-CoV-2 di 15 (95% CI: 11.09–19.81); rischio dopo vaccinazione di 2 (95% CI: 1.44–2.65)]. Gli studi epidemiologici hanno, inoltre dimostrato, che sotto certi aspetti miocardite in corso di COVID-19 e miocardite da vaccino erano molto simili. In entrambi i casi la malattia era prevalente nei maschi e in entrambi i casi la maggiore incidenza si aveva nei giovani. Per quanto riguarda la forma post-vaccinica si è dimostrato che questa compariva prevalentemente nella prima settimana dopo l’immunizzazione con la seconda dose di vaccino, con lieve maggior frequenza a seguito dell’uso del vaccino Moderna. I dati numerici hanno sottolineato come il rischio di sviluppo di miocardite dopo vaccinazione fosse in assoluto estremamente basso (70.7 per milione di dosi del vaccino Pfizer nei soggetti di 12-15 anni,  105.9 casi per milion di dosi di Pfizer nei soggetti di 16-17 anni e 52.4 e 56.3 casi per milione di dosi di vaccino Pfizer o Moderna, rispettivamente, nei soggetti di 18-24 anni). Tutto ciò ha notevolmente tranquillizzato genitori, adolescenti e giovani adulti sull’uso del vaccino, consentendo il raggiungimento di abbastanza soddisfacenti livelli di copertura nelle fasce di età prevalentemente interessate dal problema miocardite post-vaccino.

Ulteriori messaggi tranquillizzanti possono essere aggiunti da quanto riportato nello studio di Lai e collaboratori, soprattutto perché questi autori hanno valutato non solo l’andamento a breve termine della cardiopatia ma hanno potuto analizzare anche gli esiti a distanza, in precedenza poco studiati. Lo studio di Lai e collaboratori è stato di tipo retrospettivo, ha arruolato 866 pazienti ricoverati ad Hong Kong per miocardite ed ha confrontato l’evoluzione immediata e a distanza di 6 mesi dalla diagnosi dei casi di miocardite secondaria a vaccinazione (104) rispetto a quella dei soggetti con miocardite virale (762). Tutti i parametri studiati sono risultati assai peggiori nelle forme di miocardite virale rispetto a quelle secondarie a vaccinazione. La mortalità è stata significativamente inferiore, essendo stata documentata nell’1,0% dei vaccinati e nell’11.4% nei controlli con una riduzione del rischio del 92%. Nettamente inferiore, anche se non statisticamente significativa, è stata anche la differenza di sviluppo a istanza di miocardiopatia dilatativa ed insufficienza cardiaca che sono state diagnosticate, rispettivamente, nell’1,0% e nell’1,9% nei vaccinati e nel 3,7% e nel 12,2% nei controlli.   
Un’arma in più per convincere genitori ed adolescenti riottosi ad aderire alla compagne vaccinali viene, quindi, messa a disposizione del pediatra.  

Prof. Nicola Principi - Direttore Responsabile RIPPS