di Ottavio Di Stefano “Ma quanti pugni presi, oltre che dati! Tanti che al Gugia cominciò a suonare la campanella in testa all’improvviso e di combattere sul ring non se ne parlò più per un bel po’.” (1) Eppure Gugia era stato campione italiano ed europeo. Aveva dimostrato coraggio indomito, abnegazione, impegno continuo. Non aveva lesinato le ore di allenamento. Molti riconosceranno, in questa descrizione, i loro giorni duri, di quando COVID 19 sembrava incontrastabile. Alcuni, non tanti per fortuna, sono scesi subito dal ring, terrorizzati o incapaci. Ma i molti medici, infermieri, ausiliari tecnici e tanti altri che hanno combattuto ora si sentono un po’ come Gugia. E’ un’impressione? Forse è giusto, naturale, che passato il tempo senza alternative, della fatica, della sensazione, non ostante la quasi impotenza clinica, di indispensabilità, subentri uno stato di tempo sospeso che si avvita fra la speranza di una fine o la paura della fine. Questa quasi normalità riconquistata sembra fragile, precaria, a noi che abbiamo vissuto dentro al dolore, a chi ha patito la malattia, ma forse è così un po’ per tutti. Gugia ha la campanella nella testa e non può farci niente. Noi no. Ed anche se costa dobbiamo subito rialzarci approfittando di COVID 19. Si approfittando. Perché molte cose che pensavamo, anche senza ben metterle a fuoco, sono diventate evidenti, chiare come l’acqua. Il lavorare insieme, il parlarci, che traduce in termini semplici, disarmanti, la necessità dell’integrazione, della comunicazione, della interazione. Insomma abbiamo imparato che la relazione con il paziente, e fra di noi, non è solo il fondamento moderno del nostro lavoro, ma la prassi con cui si realizza una cura di valore. Dobbiamo cambiare…sembra il ritornello di un tormentone estivo. Prima non si poteva. Isorisorse: quante lettere, in cui ci si chiedeva di implementare nuove attività, si concludevano con questa parola magica. Adesso non vale. Dai media ci arrivano notizie (sembra) di profusione di risorse (soldi) mai viste. Dai decisori cosa ci aspettiamo? Non slogan, ma studio e progetti, coinvolgendo le teste migliori della nostra comunità. E’ questa una questione “tecnica”, non di acquisizioni di spazi o peggio di potere. Senza l’apporto di chi ci lavora dentro il sistema è pressoché irriformabile. E, lasciatemelo dire, con cristallina onestà intellettuale da parte di tutti. Noi vogliamo esserci, ma siamo confusi. Dai piccoli ai grandi scenari, del presente e del futuro. I vaccini quando? La campagna influenzale? I test rapidi per chi e dove? Le strutture di diagnosi e stratificazione del rischio per i nuovi casi? Le strutture di degenza per malati acuti e le degenze di sorveglianza? Le dotazioni, in termini di risorse umane e tecniche anche straordinarie, degli studi medici di Medicina Generale e della Pediatria? Qualcosa è in fieri, ma non c’è più tempo. Bisogna agire con rinnovato e strenuo impegno e con comunicazioni chiare e tempestive. E il cambiamento del territorio e dell’ospedale che vuol dire ancora progetti ed investimenti quando si avvierà? I dati recenti, che indicano una ripresa severa dell’intensità della pandemia, destano naturale apprensione. Riaffiora quella sensazione che le settimane con numeri confortanti aveva sopito. La sensazione che aleggiava dalla paura allo sconforto. La paura di un evento sconosciuto che può colpire noi stessi e i nostri cari e lo sconforto di non sapere come affrontare davvero in maniera efficace e risolutiva la pandemia. E siamo tutti provati alla ricerca di certezze che non ci sono. Diventa forte la tentazione di perdersi in critiche a tutto e a tutti, come si sente ossessivamente nei talk show, dove disinformazione e strumentalizzazione fanno sì che tutti siano colpevoli e, quindi, paradossalmente, nessuno. Errori anche gravi ve ne sono stati ed allora perché non partire proprio da questi per tentare, considerando l’incertezza che, se pur attenuata da maggiore conoscenza scientifica e clinica, domina la nostra azione verso COVID 19, di formulare proposte. Da discutere, da confutare, ma che propongano alternative. Nessuno ha la ricetta in tasca. Dovremmo guardare, come dicevo, la situazione attuale da due prospettive. Come affrontare l’emergenza che permane. Cosa ci insegna e ci insegnerà questa vicenda epocale per cambiare quello che deve esser cambiato quando, in un tempo che ora non possiamo prevedere con stime certe, SARS-CoV-2 diventerà solo un monito. Ed ecco allora la nostra “Guida per perplessi” quali siamo. O meglio disincantati e…. freddamente lucidi per non sentire “la campanella nella testa”. Una guida che vuole proporre soluzioni su temi veri, concreti, con analisi e testimonianze. Ottavio Di Stefano Strano, vagare nella nebbia! 1. La ballata del pugile suonato di Gianni Brera Book Time 2008
|