Traduzione in italiano da The Lancet - 31 ottobre 2020
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Covid-19 – Una crisi di potere
di Richard Horton
DOI:https://doi.org/10.1016/S0140-6736(20)32262-5
COVID-19 ha a che fare con la politica del corpo. In una serie di lezioni e saggi degli anni Settanta e inizio anni Ottanta Michel Foucault (morto nel 1984) sosteneva che la disciplina della salute pubblica era emersa con la nascita del capitalismo nel 18esimo secolo. Il corpo aveva iniziato ad essere percepito come uno strumento della produzione economica, del potere della forza lavoro, e così era diventato soggetto di rilevante interesse politico.
La medicina e la salute pubblica venivano promosse come strumenti per potenziare queste forze produttive, e assicurarsi che le persone fossero idonee al lavoro. La primazia data al corpo come determinante centrale della prosperità mercantilistica correva parallela a un altro rivolgimento storico – il significato stesso di governo.
L’idea di governo si era affermata con un obiettivo limitato, quello di mantenere la giurisdizione su un territorio definito. Ma nel 18esimo secolo i governi europei ricompresero nel loro esercizio anche il principio economico. Fino ad allora l’economia si riferiva alla famiglia. I progressi compiuti nelle misurazioni statistiche portarono all’attenzione dei governi un concetto completamente nuovo da considerare: quello di popolazione. I governi spostarono il focus dalle famiglie alla popolazione, viste come unità da cui dipendevano le loro economie politiche. La popolazione divenne, secondo Foucault, “il fine ultimo del governo”.
Foucault introdusse la nozione di “governamentalità” per cogliere il senso di questo spostamento cruciale di interesse. Con governamentalità – e la governamentalizzazione dello stato – indicava l’esercizio del potere sulla popolazione. Tuttora continuiamo a vivere in quest’epoca di governamentalità, in cui le azioni individuali sono plasmate dal potere che rivendica la propria legittimazione con la verità scientifica.
Il concetto di salute pubblica si è sviluppato in questa temperie sociale e politica. I governi hanno iniziato a vedere la salute della popolazione come il fondamento per proteggere e incrementare le forze produttive dell’economia statale. La salute è diventata un problema politico che richiede un controllo politico, dal momento che “il problema della malattia tra i poveri è identificato nella sua specificità economica”. I governi allora rivendicavano un interesse nel controllare e porre vincoli ai corpi, che tutti insieme componevano la popolazione. Secondo le parole di Foucault: “Si fa appello a differenti apparati del potere per occuparsi dei “corpi”, non semplicemente per esigere di offrire il sangue o per riscuotere le imposte dovute, ma per aiutarli e se necessario obbligarli a rimanere in buona salute”. Perché? Perché le “caratteristiche biologiche della popolazione diventano fattori centrali per il governo dell’economia”. “L’imperativo della salute – scrive Foucault – allo stesso tempo dovere di ciascuno e obiettivo di tutti”.
“Il corpo è una realtà biopolitica; la medicina è una strategia biopolitica”. La salute pubblica - attraverso l’osservazione e misurazione della malattia, la standardizzazione di conoscenza e pratica, la creazione di una struttura amministrativa per gestire la salute – è diventata un tipo di potere “pastorale” proiettato allo sviluppo sociale ed economico. La crescente importanza della salute nelle società industriali ha spinto a valorizzare i medici e a far crescere la scienza medica: un’alleanza stretta tra la medicina e lo stato – “un controllo politico-medico sulla popolazione”.
Perché è importante Foucault nella comprensione di COVID-19? Le ragioni risiedono nel modo sinistro in cui si stanno evolvendo gli approcci a questa sindemia. Si ritiene accettabile sostenere che gli anziani a rischio di COVID-19 siano in qualche modo meno preziosi per la società rispetto ai giovani. Si insinua che ai giovani dovrebbe essere consentito mettere a rischio la propria salute per proteggere l’economia. E i governi hanno emanato misure straordinarie per porre controlli e vincoli ai comportamenti della popolazione. L’emergenza COVID-19 si è trasformata in un dibattito sulla distribuzione del potere nella società – governo centrale contro governo locale, giovani contro vecchi, ricchi contro poveri, bianchi contro neri, salute contro economia. I più a rischio COVID sono fra quelli che hanno meno potere nella nostra società. Chi lavora nella salute pubblica non si percepisce come strumento degli stati capitalisti. Al contrario, vede la salute come un valore intrinseco di tale portata da dover essere difeso, e per cui bisogna lottare.
Ma dobbiamo essere lucidi nella nostra alleanza coi governi per affrontare questa sindemia. Medicina e salute pubblica sono cooptate all’interno di un programma politico di controllo della popolazione per proteggere il potere del moderno stato neoliberale. La lotta per la salute è la lotta per la dignità umana, la libertà e l’equità. Ma dobbiamo anche tener fede al nostro dovere di mettere in discussione il potere e i suoi effetti sulla verità, e la verità e i suoi effetti sul potere. Un filone importante della salute pubblica è la capacità di lottare contro la sottomissione.